Angioplastiche in occlusioni coronariche croniche (CTO)

Le CTO rappresentano la procedura coronarica più delicata e difficoltosa, l’unica che presenta ancora una considerevole percentuale di fallimento. Questo tipo di procedure rappresentano l’ultima vera sfida del Cardiologo interventista alla patologia coronarica, oltre che il vero limite alla rivascolarizzazione completa nei confronti del by pass aorto coronarici.

LA MIA ESPERIENZA ad oggi è di circa 400 CTO con percentuale di successo che si è stabilizzata intorno all’85-90%, con numero di complicanze estremamente basso.

Mi occupo da perlomeno dieci anni di CTO. Il mio approccio, molto timido e cauto in fase iniziale, si è progressivamente affinato negli ultimi anni con acquisizione di esperienza ed utilizzo di materiali e tecniche di ultima generazione. Eseguo perlomeno 50-60 procedure di CTO anno da almeno 5 anni ed è prossima la mia candidatura a membro del gruppo Europeo per le CTO, che rappresenta una ristretto nucleo di Operatori super specialisti in questo tipo di lesioni.

Il mio contributo personale a questa metodica è quello di proporre, in maniera sempre più estesa, l’utilizzo dell’arteria radiale, perlomeno nelle CTO più semplici, al fine di ridurre le complicanze periferiche legate all’utilizzo indiscriminato della femorale.

Le CTO rappresentano le uniche procedure coronariche che mantengono importanti limiti tecnici non ancora completamente risolti e conservano una discreta percentuale di fallimento; sono il vero tallone d’Achille, di tipo tecnico, delle Angioplastiche coronariche e la percentuale di successo anche nelle migliori mani al mondo è intorno al 90-94%.

Le CTO, a dimostrare le importanti difficoltà rispetto alle procedure coronariche standard, sono interventi molto più prolungati, richiedono dosi di raggi spesso elevate, tecniche più aggressive e di conseguenza comportano rischi maggiori oltre ad avere costi elevati.

I Giapponesi, pionieri di questo tipo di procedure, nel corso dell’ultimo decennio hanno diffuso filosofia, tecniche e materiali sempre più sofisticati, che hanno reso questi interventi, considerati all’esordio come dei veri e propri azzardi, accettabili sia in termini di fattibilità che soprattutto in termini sicurezza. Le indicazione alle procedere sono molto limitate.

In tempi recenti Americani ed Europei ci siamo impossessati di questo bagaglio culturale Asiatico affinando, semplificando, modificando ed integrando le metodiche di disostruzione fino a farle diventare nostre.

Qui di seguito alcuni esempi di CTO da me trattate per approccio radiale.

CTO IVA

Figura – CTO di a. interventricolare anteriore trattata per via radiale bilaterale mediante PCI ed impianto di due stent medicati (DES 3/18 mm + 2.5/33 mm; la freccia azzurra mostra la CTO prima e dopo trattamento di disostruzione).

3b. Tipi di lesioni2

Figura – CTO di a.interventricolare anteriore trattata pervia radiale con PCI ed impianto di stent medicati (DES 3.0/23 mm + 3.0/23mm su a. interventricolare anteriore e DES 2.5/33 mm su ramo diagonale).

3b. Tipi di lesioni3

Figura – CTO di a. interventricolare anteriore trattata per via radiale con PCI ed impianto di stent medicati (DES 2.5/38 mm + 2.5/28 mm su a.interventricolare anteriore, DES 2.5/23 mm su ramo diagonale).

3b. Tipi di lesioni4

Figura – CTO di a.coronaria destra trattata per via radiale con PCI ed impianto di stent medicati (DES 3.5/38 mm + 3.0/38 mm).

3b. Tipi di lesioni5

Figura – CTO di a.circonflessa trattata per via radiale con PCI ed impianto di stent medicati (DES 2.5/23 mm + 2.25/18 mm).

3b. Tipi di lesioni6

Figura – CTO di a. circonflessa trattata per via radiale con PCI ed impianto di stent medicati (DES 2.5/32 mm + 2.25/20 mm).