E’ universalmente riconosciuta una classificazione anatomica delle lesioni coronariche nota con il nome di Ellis che dà un punteggio da I a IV al crescere della difficoltà.

A rappresentare attualmente le vere e proprie sfide sono le lesioni di tipo IV tra cui le biforcazioni complesse, le occlusioni totali croniche (CTO), le lesioni calcifiche in tratti tortuosi, le lesioni lunghe; nella pratica clinica spesso si osserva una combinazione di queste caratteristiche, in cui le varie difficoltà anatomiche sono presenti in contemporanea. A completare il quadro abbiamo le lesione del Tronco Comune in cui a predominare è la localizzazione della lesione per le potenziali catastrofiche conseguenze in caso di fallimento della procedura.
La classificazione anatomica delle lesioni non è sufficiente a fornire un quadro completo della reali difficoltà e rischi delle procedure interventistiche, ma deve esser necessariamente integrata con le caratteristiche cliniche generali del paziente.

Per dare un idea una lesione tecnicamente molto difficoltosa quale una CTO in un paziente giovane e senza particolari comorbidità è generalmente una procedura ad elevata possibilità di successo, ben tollerata e con scarse incidenza di complicanze; al contrario una lesione anatomicamente semplice in un paziente con gravi comorbidità e con segni di insufficienza ventricolare sinistra ha elevate probabilità di trasformarsi in un vero e proprio disastro.

Da qui il ruolo fondamentale dell’Operatore interventista esperto che deve associare alle capacità tecniche un importante esperienza clinica, per valutare il paziente globalmente e proporre soluzioni ragionevoli ed appropriate, in cui venga sempre mantenuto il corretto rapporto rischio/beneficio.